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venerdì 16 settembre 2011

REPLICA all'articolo uscito sul Giornale di Vicenza !!!!

COMMENTI A SEGUITO DELL'ARTICOLO USCITO SUL GIORNALE DI VICENZA IN DATA 11 SETTEMBRE IN MERITO ALLA DISCARICA DI VIA VANZI – SI TRATTAVA DELL'INTERVISTA ALL'AMMINISTRATORE UNICO SIG.RA MENEGHINI EFFETTUATA DAL GIORNALISTA COGO BRUNO

Innanzitutto cominciamo con il titolo: DISCARICA, AIUTO PER L'AMBIENTE.
Come si possono avvicinare le due parole discarica e ambiente? Anche la logica più banale può affermare che non ci può essere assonanza.
Per smorzare i toni, possiamo raccontare quanto abbiamo sentito da alcune persone a riguardo di questo titolo: “non sembra nemmeno italiano” … (il linguaggio, aggiungiamo noi, giusto per dare il polso di quanto strano sia l'abbinamento).

Purtroppo, oltre al titolo non del tutto corretto dell'articolo uscito la scorsa domenica 11 settembre, possiamo affermare che anche il contenuto non rispecchia esattamente quanto il progetto di discarica nel sito di via Vanzi a Monte di Malo preveda.

Possiamo replicare infatti su molti punti:
L'amministratore unico della ditta Monte Verde Srl di Montecchio, Sig.ra Meneghini, dice di voler aprire una discarica sul sito per scongiurare il rischio di una discarica abusiva. Ci chiediamo noi: perché dovrebbe esserci questo rischio? Se così fosse, riterremo opportuno ridurre a discarica controllata tutte le cave dismesse in modo che non divengano abusive? Non crediamo sia la soluzione più opportuna, né a livello ambientale, né igienico-sanitario o altro. Crediamo che le soluzioni possano e debbano essere altre.

Il comitato contrario alla discarica sicuramente non è influenzato da notizie riguardanti impianti abusivi o mal gestiti, purtroppo invece ha letto attentamente tutti i documenti presentati e ha serie ragioni per essere preoccupato.

La soluzione scartata dalla ditta Monte Verde, cioè quella di lasciare il sito come si trova attualmente, per noi è la migliore. Se avessero dovuto esserci distacchi dalla scarpata, degrado o abbandono come accennato, crediamo sarebbero già successi in questi vent'anni da quando è stata dismessa la cava.

Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti, prevista nel 90% da terre da scavo e bonifica (nei documenti si parla anche di bonifica di terreni contaminati, ma non si accenna contaminati da che cosa), nel 5% da scorie da incenerimento di rifiuti e nel restante 5% da plastiche e gomme, riteniamo che la definizione di non pericolosi sia solo quella legale sulla carta, perché evidentemente saranno molto dannosi e potenzialmente inquinanti.
Si tratta solamente di un 10%, ma proviamo assieme ad immaginare che cosa sia il 10% di una montagna da 350.000 tonnellate!!
La ditta Monte Verde dichiara che non ci saranno odori in quanto i materiali non saranno di origine biologica, omettendo che non sono gli odori a preoccupare, ma il biogas che si formerà, anche se al di sotto del livello per il quale la legge prevede tutta una serie di controlli e attrezzature, ma tuttavia esistente.
Come sarà esistente il percolato, che sempre erroneamente la Sig.ra Meneghini ha affermato non sarà rilasciato. Sulla documentazione allegata al progetto, e consultabile da chiunque sia interessato, solo per il periodo di 30 anni post-esercizio la ditta stessa ha calcolato che la produzione media annua di percolato si aggira sui 760.000 litri, e ci sembra una quantità notevole.

Infine, per quanto riguarda la viabilità, nodo spinoso soprattutto per la strada di Priabona, teatro di parecchi incidenti mortali e per lo stretto e tortuoso centro storico di S. Vito di Leguzzano, riteniamo che il passaggio di 20/30 camion al giorno (in andata e poi logicamente in ritorno) non sia da sottovalutare. Proprio per questo motivo l'amministrazione di Monte di Malo e di San Vito di Leguzzano avevano negli anni passati strenuamente lottato per far chiudere la cava!!
Ciò senza contare che le suddette strade hanno avuto recentemente importanti problemi di crepe, frane e smottamenti, e alcuni tratti sono ancora a senso unico alternato o vietati al transito di mezzi pesanti. Ed inoltre non è ancora stata dimostrata l'effettiva tenuta dei ponti a tale sovraccarico, strutture progettate e realizzate parecchi anni or sono con scopi ben diversi.

Terminiamo, proprio come è iniziato l'articolo citato, con la frase: “Concluso il periodo d'esercizio l'area coinvolta sarà sistemata e tenuta sotto controllo per trent'anni.”
Riflettendo ci viene spontaneo chiederci perché una ditta privata dovrebbe spendere il suo denaro (e non poco, sono previsti circa 4.000.000€ per coprire tale periodo) se il sito non presenta grossi pericoli. Come mai deve essere tenuto sotto pesante controllo un luogo  definito sicuro? Forse perché non è così sicuro!  Vogliamo veramente sul nostro territorio una BOMBA A CIELO APERTO ?

Onestamente crediamo che la ventilata creazione di alcuni posti di lavoro non possa granché tentarci ….


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